La Colombia qui si presenta con il suo lato più estremo: Punta Gallinas, è il punto più settentrionale del Sud America.
A oltre 170 chilometri di pista sabbiosa da Riohacha, ti accolgono scogliere d’arenaria, dune color ocra che scorrono nel mare turchese e un silenzio rotto solo dal vento caldo che sussurra “benvenuto alla fine del continente”.
Qui regna la cultura dei Wayúu, custodi del deserto di La Guajira e maestri nell’intrecciare coloratissime Mochilas che raccontano storie antiche quanto le stelle che sovrastano il promontorio.
In questo post troverai i giusti ingredienti per trasformare il tuo Viaggio in Colombia in un’esperienza consapevole e unica, lontano dalle rotte mordi-e-fuggi un una zona veramente speciale.
Sono Roberto Furlani, esperto di Centro-Sud America e della Colombia (per cui, come tour operator, ho creato più di 15 programmi di viaggio) e ho oltre 32 anni di attività professionale nel Turismo.
Questo, in cui ti trovi, è il mio Blog ” Viaggio-CentroSudAmerica“, in cui racconto in più di 1050 post le straordinarie bellezze della Colombia e dell’America latina (alla fine di questo post potrai conoscere meglio chi sono 😊
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Cos’è Punta Gallinas
Immagina un promontorio battuto dagli alisei dove il deserto incontra il mare senza che nulla faccia da cuscinetto.
Qui le dune di Taroa – alte fino a 60 metri – precipitano in un’acqua color zaffiro; poco oltre, le scogliere di Cabo de la Vela sfumano dal rosso al giallo canarino quando il sole scende dietro il faro più solitario del continente. Non esiste altra costa caraibica in cui il paesaggio sia così crudo, quasi lunare.
Esperienze che valgono il viaggio
Scalare le dune di Taroa e rotolare – letteralmente – fino alla battigia, con la sabbia che scricchiola tra i denti ma un sorriso che non va più via.
Raggiungere il Faro de Punta Gallinas, dove una targa di pietra segna “KM 0 Sudamerica”, e aspettare che il tramonto dipinga l’oceano di rame.
Fare birdwatching nella laguna di Boca de Camarones o vicino a Bahía Hondita: stormi di fenicotteri rosa che si alzano in volo sulla superficie salmastra.
Dormire in chinchorros (le amache wayúu) sotto un tetto di canne dove il silenzio è interrotto solo dal rumore del vento.
Dentro il mondo Wayúu
Quando oltrepassi Uribia e ti infili nelle piste di sabbia che conducono a La Guajira, entri anche nel territorio culturale dei Wayúu, l’unica grande etnia indigena della Colombia che non sia mai stata sottomessa né dai conquistadores né dalle successive repubbliche.
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Oggi sono circa 420 000 in Colombia, ai quali si sommano altri 150 000 cugini oltre confine nello stato venezuelano di Zulia.
La loro casa è la penisola arida che si protende nel Mar dei Caraibi: vivono in piccole rancherías – grappoli di quattro o cinque capanne di cactus e fango – distanziate per rispettare gli spazi sacri del deserto e divise in eiruku, i clan matrilineari che regolano ogni aspetto della vita sociale.
La lingua che ascolterai – Wayuunaiki – appartiene al ceppo arawak e condivide radici con idiomi amazzonici distanti migliaia di chilometri.
Non ha genere grammaticale e usa un ricco sistema di suffissi per indicare relazioni di parentela, segno di quanto contino i legami familiari.
In molte scuole rurali le lezioni si tengono in doppia versione Wayuunaiki-spagnolo, ma i più anziani continuano a diffidare del castigliano, lingua “esterna” che un tempo arrivava insieme ai riscossori delle tasse.
La cultura Wayúu ruota attorno alla tessitura.
Ogni ragazza, durante il lungo ritiro che segue il menarca, impara a intessere la Mochila Wayúu e il chinchorro – l’amaca decorata con motivi geometrici che rappresentano stelle, animali del deserto, cicli della luna.
Regalare denaro senza acquistare il loro artigianato significa sottrarre valore a un sapere che viene tramandato di madre in figlia da secoli.
Compra, piuttosto, la borsa da chi l’ha davvero intrecciata: noterai che ogni famiglia ha un disegno-firma inconfondibile.
Anche la giustizia segue vie diverse da quelle statali.
I conflitti fra clan vengono risolti dal pütchipü’üi, il “portatore di parole”, un mediatore che viaggia a dorso di mulo tra le rancherías per negoziare compensazioni con il potere della sola oratoria.
Nessun tribunale coloniale è mai riuscito a scalfire questo sistema di legge consuetudinaria, riconosciuto oggi dall’UNESCO come Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
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Il rapporto con la terra è intessuto di miti.
Secondo la cosmologia Wayúu, Pulowi – spirito femminile del vento – e Maleiwa – principio maschile creatore – abitano le dune di Taroa e proteggono il cardón, il cactus che fornisce frutti e ombra.
Ogni clan custodisce un jagüey, la cisterna naturale dove si raccoglie la pioggia: acqua preziosa che si condivide solo con gli ospiti accettati.
Per questo, quando arrivi in una ranchería, è buona educazione presentarti con un dono – biscotti, zucchero, quaderni per la scuola – prima ancora di scattare fotografie.
La morte, infine, non è un addio ma un passaggio.
Dopo alcuni anni il corpo viene dissotterrato, le ossa pulite e racchiuse in un’urna di terracotta, poi deposte su una rupe che guarda il mare: da lì l’anima riprende il cammino verso Jepira, il regno ultraterreno che secondo la tradizione sorge proprio sotto il faro di Punta Gallinas.
Capirai allora perché questo promontorio non è solo un punto geografico: è la soglia fra il mondo visibile e quello spirituale, ed è bene attraversarla con rispetto.
Come arrivare a Punta Gallinas
Riohacha, la tua porta sul deserto
Quasi tutti i viaggi partono da Riohacha, capitale di La Guajira. Puoi arrivarci in aereo da Bogotà o in bus notturno da Cartagena: il secondo risparmia denaro ma non tempo. Da Riohacha prendi un bus per Uribia (1 h 30 m, pochi euro) e lì sali su un camioncino 4×4 condiviso o privato. L’ennesimo saltello ti porta a Cabo de la Vela, campo base sul mare, dove spesso si dorme la prima notte. L’indomani mattina, ancora sabbia, ancora piste non segnate, e dopo tre ore di scuotimenti entri finalmente nella penisola di Bahía Hondita: sei arrivato.
Costo indicativo tour 3 giorni / 2 notti da Riohacha: 550-650 000 COP tutto incluso (trasporti, pasti, sistemazione in amaca).
Serve il tour o posso farcela da solo?
Se è la tua prima volta nella Guajira il tour è la scelta più saggia: l’orientamento è complesso e i telefonini restano muti per lunghe ore.
Soggiorno fra dune e chinchorros
Dove dormire
Passerai le notti cullato dal fruscio del vento e da un cielo trapunto di stelle come difficilmente ne hai visti altrove.
L’ospitalità a Punta Gallinas è spartana ma genuina: niente alberghi di catena, solo rancherías affacciate sul mare o sull’immenso deserto, dove l’amaca – il chinchorro – è più di un letto: è un piccolo rito d’integrazione con il ritmo Wayúu. Qui sotto trovi tre indirizzi collaudati per scegliere il tuo nido nel nulla.
Hospedaje Jasay Lipa (Cabo de la Vela) – base essenziale sul mare, amache sul patio, ottima aragosta alla griglia.
Ranchería Alex Jepira (Taroa) – gestita da una famiglia Wayúu, amache protette dal vento fra palme somale, tramonto su Bahía Honda incluso.
Chalé Lighthouse (Faro de Punta Gallinas) – qualche camera in muratura con bagno condiviso, ristorante di cucinieri locali che sfornano riso con polpo e patacones.
Porta contanti: non esistono bancomat né pagamenti elettronici.
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Rispetto e turismo responsabile
Entrare nella penisola di La Guajira significa anche varcare la frontiera culturale dei Wayúu, una nazione indigena fiera che difende con tenacia lingua, territorio e tradizioni tessili.
Adottare poche accortezze ti permette di essere un ospite gradito e di lasciare un impatto positivo su comunità che vivono in equilibrio precario tra siccità e modernità. Ecco il piccolo galateo – semplice ma imprescindibile – da tenere a mente prima di ogni incontro.
Piccolo galateo Wayúu
Chiedi sempre il permesso prima di fotografare persone o capanne.
Paga il giusto per l’artigianato: contrattare fino all’ultimo peso significa svalutare ore di lavoro manuale.
Se incontri i bambini Wayúu che tendono corde sulla pista chiedendo “peaje” con una bibita in mano, fermati: è il loro modo di finanziare la scuola rurale. Offri snack, quaderni o qualche moneta.
Compensare l’impronta
Le risorse d’acqua sono scarse. Docce brevi e borraccia filtrante riducono i rifiuti plastici; le mochilas Wayúu sostituiscono perfettamente i sacchetti. L’energia proviene da pannelli solari: ricarica fotocamere e power-bank solo quando il gestore lo permette.
Consigli pratici per il viaggio
Se immagini Punta Gallinas come un semplice lembo di spiaggia, ricrediti: stai per entrare nel deserto della Guajira, dove vento e sale asciugano tutto in poche ore. Porta con te almeno tre litri d’acqua al giorno, una borraccia termica e bustine di sali minerali da sciogliere: di giorno il termometro passa i 35 °C ma l’umidità resta bassa, quindi la disidratazione arriva in silenzio.
Nello zaino aggiungi crema solare SPF 50, un cappello a tesa larga, occhiali con filtro UV e una camicia di cotone chiaro a maniche lunghe; protegge più di qualsiasi spray contro il sole cocente.
Gestire l’assenza (quasi totale) di servizi
Nelle rancherías la luce arriva soltanto qualche ora dopo il tramonto grazie ai generatori, quindi carica fotocamera e telefono a Uribia prima di puntare a nord. Porta un power-bank capiente e una torcia frontale: la userai in bagno, in tenda e sulle dune per guardare il cielo stellato.
Per l’igiene, salviettine biodegradabili, carta igienica di scorta e un piccolo flacone di gel disinfettante ti eviteranno brutte sorprese; l’acqua dolce è razionata, perciò scegli saponi concentrati e risciacqua con parsimonia.
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Sicurezza, ambiente e cultura
Le sterilità del paesaggio non significa assenza di pericoli: cammina scalzo solo sulle lingue di sabbia compatta, perché tra le pietre vive qualche scorpione.
Rispettare la cultura Wayúu è semplice: chiedi sempre il permesso prima di fotografare persone o abitazioni, rifiuta di acquistare conchiglie protette e contratta con moderazione quando compri le mochilas, le celebri borse intrecciate.
Ricorda che l’economia locale gira esclusivamente in contanti; porta banconote di piccolo taglio, perché non troverai bancomat né pagamenti elettronici.
Cosa vedere nei dintorni di Punta Gallinas
Cabo de la Vela, la porta del deserto
Due ore di pista sabbiosa separano Cabo de la Vela dai fari di Punta Gallinas. Qui ti aspettano calette tranquille ideali per il kitesurf, il promontorio sacro del Pilón de Azúcar e il tramonto che dipinge di rosso la scogliera di El Faro. Chi ha tempo può fermarsi una notte, assaggiare la mojarra fritta e dormire in chinchorro sospeso tra i pali.
Manaure e le sue saline rosa
Lungo la costa ti accorgi dell’avvicinarsi di Manaure dall’odore salmastro e dalle montagne candide di sale. Le vasche riflettono il cielo creando sfumature rosa: uno spettacolo che le comunità estrattive Wayúu ti illustrano in poche parole ma con grande orgoglio. È il posto giusto per comprare artigianato salato – gremolata di sale marino aromatizzato con peperoncino locale.
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Uribia, capitale indigena
Uribia non ha monumenti, ma è la capitale spirituale della cultura Wayúu; se arrivi un 2 febbraio, giorno di Nuestra Señora de los Remedios, vedrai danze tradizionali e sfilate di chivas colorate. Da qui partono quasi tutti i fuoristrada verso il nord estremo.
Santuario di Los Flamencos
A un’ora da Riohacha si estende la laguna di Navío Quebrado, cuore del Parco Naturale Los Flamencos. Da ottobre a maggio i fenicotteri rosa si alimentano tra le mangrovie; puoi osservarli in silenzio su canoe a remi guidate dai pescatori locali, contribuendo alla protezione dell’avifauna caraibica.
Periodo migliore per visitare Punta Gallinas
Tra metà dicembre e fine aprile soffia il vento aliseo che spazza le nubi e rende le piste più compatte: è il momento perfetto per dormire in amaca sulla spiaggia senza temere la pioggia.
Da giugno a fine agosto il deserto resta asciutto ma il mare può incresparsi, ideale per il kitesurf a Cabo de la Vela.
Le piogge – brevi ma intense – arrivano soprattutto tra settembre e novembre, quando la vegetazione si tinge di verde e le saline di Manaure sfoggiano il rosa più acceso.
Ricorda che a Natale, Pasqua e nelle ferie di luglio-agosto i posti nei 4×4 e nei chinchorros si esauriscono: prenota con qualche settimana di anticipo.
In Viaggio a Punta Gallina e in Colombia con Roberto Furlani
Se sogni di raggiungere la punta più a nord del continente senza pensieri di logistica, scrivimi e costruiremo insieme un percorso responsabile che unisca Punta Gallinas, il Parco Tayrona e la magia coloniale di Cartagena. Uno scambio di email oggi, il vento del deserto sul viso domani 😉
Insieme possiamo comporre un viaggio che abbracci le bellezze più iconiche di questa terra, senza dimenticare i dettagli pratici e la sicurezza.
Sono Roberto Furlani, esperto di Centro-Sud America e della Colomba (per cui, come tour operator, ho creato più di 15 programmi di viaggio) e ho oltre 32 anni di attività professionale nel Turismo.
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Scopri chi sono
Mi chiamo Roberto Furlani e lavoro con passione nel Turismo da oltre 32 anni, di cui 15 passati a dirigere l’Ufficio Turismo del WWF Italia (Fondo Mondiale per la Natura) e 12 come Tesoriere di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile).
Grazie anche a questa ricca esperienza sono oggi Responsabile Prodotto e Tour operator per Evolution Travel (il Network che conta più di 600 consulenti di viaggio on line), per cui ho creato più di 120 programmi di viaggio, con cui potrai scoprire il Centro-Sud America!
Troverai tutta la mia storia nel “chi sono”; aggiungo solo che per 22 anni sono stato giornalista pubblicista delle pagine scientifiche del Corriere della Sera.
E’ stato così per me estremamente naturale dare vita al Travel Blog Viaggio Centro Sud America in cui ti trovi e creare più di 900 post e video che, spero, ti aiuteranno a conoscere e amare intensamente come me questa Regione del nostro Pianeta.
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