Deserto del Tatacoa: cosa vedere, consigli di viaggio

Ultimo aggiornamento del post 6 Luglio, 2025

Deserto de Tatacoa, colombia

Il Deserto del Tatacoa è una gola fossile più che un vero deserto di dune: un antico fondo lacustre dove argille rosse e grigie, scolpite dal vento, formano canyon, pinne e labirinti.
Camminandoci dentro ti trovi fra due ere geologiche – sopra il cielo più pulito della Colombia, sotto un suolo ricco di tronchi pietrificati.
In questo post lo scoprirai passo dopo passo: dall’alba tra le formazioni del Cuzco alla notte in campeggio con il telescopio, così potrai organizzare la tua esplorazione di uno dei paesaggi più singolari delle Ande orientali.

Sono Roberto Furlani, esperto di Centro-Sud America e della Colombia (per cui, come tour operator, ho creato più di 15 programmi di viaggio) e ho oltre 32 anni di attività professionale nel Turismo.  
Questo, in cui ti trovi, è il mio Blog ” Viaggio-CentroSudAmerica“, in cui racconto in più di 1050 post le straordinarie  bellezze  della Colombia e dell’America latina (alla fine di questo post potrai conoscere meglio chi sono 😊

Cosa potrai leggere in questo post:

1.Perchè visitare il deserto del Tatacoa
2. Storia e Geologia
3. Flora e Fauna
4. Cosa Vedere e Fare nel deserto del Tatacoa
5. Consigli Pratici
6. Come arrivare al deserto del Tatacoa
7. Quando andare nel deserto del Tatacoa
8. Cosa Vedere in Colombia
9. I Miei Programmi di Viaggio in Colombia
10. Scopri Chi Sono

1. Perchè visitare il deserto del Tatacoa

Il desierto del Tatacoa non è un semplice “vuoto” di sabbia: è un laboratorio naturale dove puoi osservare processi che altrove restano teorici. Se decidi di arrivare fin qui, avrai davanti almeno quattro motivi solidi — tutti diversi, tutti complementari.

L’aria secca, l’altitudine di circa 400 metri slm e l’assenza di centri urbani garantiscono un indice di oscurità paragonabile alle migliori zone dell’Atacama. Dal punto panoramico di Los Hoyos puoi contare a occhio nudo le stelle fino alla sesta magnitudine; con un piccolo telescopio individui le bande di Giove, gli ammassi del Centauro e la Nebulosa di Orione nella stessa notte.

Manuale vivente di adattamento biologico

Qui cadono in media 370 mm di pioggia l’anno, concentrati in scrosci torrenziali brevi. Piante e animali hanno sviluppato strategie estreme: radici che scendono a dieci metri, pelli cerose che minimizzano l’evaporazione, cicli vitali rapidissimi che si chiudono in tre-quattro giorni d’acqua. Osservarli “in campo” vale più di un semestre di ecologia desertica.

Immersione sonora nel silenzio

Lasciata Villavieja, il telefono perde segnale e rimangono solo il vento caldo e i richiami dei gechi notturni. Dopo mezz’ora di cammino senti il tuo ritmo cardiaco, il fruscio delle spine e nient’altro. È un reset sensoriale raro, perfino nei parchi naturali più celebrati.

Arretrare di 20 milioni di anni

Ogni passo sul fondo dell’antico lago ti porta sopra strati di argilla che raccontano ere geologiche diverse. In alcuni tronconi di falesia sono ancora riconoscibili i livelli di cenere lasciati da eruzioni plio-pleistoceniche; un geologo ti mostrerebbe come leggerli come le pagine di un libro.
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2. Storia e Geologia

Quando metti piede fra i calanchi del Tatacoa cammini sul fondo di un antico lago. Devi immaginare di tornare a circa novanta milioni di anni fa, nel tardo Cretaceo, quando la valle media del fiume Magdalena era un sistema di lagune torbide protette da dune costiere. Le acque calcaree, ricche di alghe blu-verdi, lasciavano strati di fango chiaro che ancora oggi si riconoscono nelle pareti più tenere del settore grigio di Los Hoyos.

Passano decine di milioni d’anni e l’orogenesi andina cambia la carta geografica del Nord-Ovest sudamericano.
Nel Paleogene – fra sessantacinque e trentaquattro milioni di anni fa – la Cordillera Oriental si solleva lentamente e drena il bacino.
I nuovi fiumi, carichi di ossidi di ferro, trascinano sedimenti rossastri che si ossidano all’aria, regalando al settore di Cuzco le sue tinte vermiglio. Intanto la laguna si riduce, il clima diventa via via più alterno e i depositi si stratificano come pagine di un libro minerale.

Durante il Miocene il pendolo climatico oscilla fra periodi molto umidi e lunghe fasi secche. Le piogge intense erodono i terreni friabili, poi il sole li indurisce in croste scure; nascono i primi calanchi e i futuribili “laberintos”.
In quelle stesse gole si abbeverano mastodonti e coccodrilli giganti, i cui resti fossili – vertebre, placche, persino uova pietrificate – oggi affiorano a pochi centimetri dalla superficie.

Il quadro si completa nel Quaternario recente, circa 11.000 anni fa.
Le piene del Magdalena deviano definitivamente verso oriente, lasciando questo braccio di valle senza un afflusso costante. Il vento, che soffia regolare da nord-est verso sud-ovest, accentua l’erosione e scava i candelabri d’argilla che svettano fino a trenta metri, le celebri chimeneas del Tatacoa. Le piogge, ormai rare ma violente, ampliano i letti dei torrenti effimeri e ridisegnano i solchi dopo ogni stagione umida.

Oggi percorri un territorio di appena diciotto chilometri quadrati in cui il Servicio Geológico Colombiano ha catalogato più di duecentocinquanta reperti fossili: bradipi terricoli, tartarughe titaniche, coccodrilli preistorici. 
Sono la prova concreta che l’attuale deserto, così silenzioso e inospitale, un tempo era una pianura rigogliosa di paludi e foreste a galleria dove la vita prosperava sotto un clima del tutto diverso dal presente. 
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fauna - deserto de Tatacoa

3. Flora e Fauna

Quando la luce del mattino rimbalza sulle pareti rosse del deserto, potresti credere di trovarti in un mondo privo di vita. In realtà Tatacoa è un laboratorio di adattamenti silenziosi, dove ogni organismo ha imparato a sfruttare al massimo la poca umidità e l’escursione termica che supera spesso i trenta gradi nel giro di poche ore.

Prova ad avvicinarti a un cactus cardón—colonna verde alta fino a cinque metri, rivestita di spine lunghe e pallide. La sua polpa spugnosa trattiene litri d’acqua piovana e, grazie a uno spesso strato di cera, la rilascia lentamente durante i mesi secchi: una cisterna vivente che nutre colibrì e pipistrelli nettarivori.

Ai piedi dei cardón spunta il cuaji-boleo(Bursera graveolens), piccolo albero resinoso che la gente del posto chiama “palo santo”. Quando la sera la temperatura scende, la brezza porta l’aroma balsamico della sua corteccia: le resine bruciate sulle soglie delle case agiscono da incenso naturale, ma soprattutto tengono a distanza gli insetti succhiatori.

Se resti immobile in un’ansa dell’antico torrente, vedrai una lucertola grigia scivolare fra i ciottoli. È lo scinco del Magdalena, rettile che non beve mai direttamente ma ottiene l’acqua dalla rugiada che si condensa sulle squame prima dell’alba. Più tardi, quando il sole arriva allo zenit e il terreno vibra di calore, gli animali diurni si rintanano; il deserto sembra entrare in letargo.

È il momento di levare lo sguardo: sopra le tue spalle plana la civetta delle tane. A differenza dei suoi parenti forestali, caccia con la luce, scrutando il suolo da bassissima quota alla ricerca di cavallette e piccoli roditori che hanno commesso l’errore di uscire troppo presto.

Al crepuscolo la vita ricomincia. Lungo i calanchi emerge l’armadillo a nove fasce; con il muso corazzato scava nel fango asciutto alla ricerca di larve e grilli. Poco distante, tra i cespugli di opunzia—cactus a pala dai fiori gialli—un minuscolo colibrì ermellino vibra le ali a tremila battiti al minuto per succhiare il nettare che la pianta espone solo dopo il tramonto, quando l’aria è abbastanza fresca da evitare l’evaporazione.

Nelle notti di luna nuova la temperatura crolla e la distesa d’argilla trattiene appena il calore del giorno. Se hai la pazienza di sederti in silenzio potrai udire il fruscio regolare di una superficie che si spacca: minuscoli rospi del deserto rompono l’incubazione estiva e riempiono le pozze temporanee formate dal rarissimo scroscio di pioggia.
In poche ore depongono uova gelatose; dopo pochi giorni i girini saranno già piccole rane pronte a scomparire di nuovo sotto la sabbia, chiudendo un ciclo vitale che altrove durerebbe mesi.

Così, mentre il cielo si accende di stelle e il rumore umano si azzera, capisci che il Tatacoa non è un deserto di morte ma un mosaico di resistenze minute: un luogo dove la vita, costretta a misurarsi con l’essenziale, ha scelto la specializzazione come strategia di sopravvivenza.
Bastano un binocolo, un taccuino e la voglia di restare in ascolto perché quel che all’inizio appariva vuoto si riveli, passo dopo passo, sorprendentemente popolato.
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 Deserto de Tatacoa-Paesaggio

4. Cosa Vedere e fare nel deserto del Tatacoa

Quando metti piede nella Tatacoa la prima cosa che colpisce non è il silenzio, né il calore: è la limpidezza del cielo. Per questo, quasi tutti cominciano la visita dall’Osservatorio astronomico.
Ogni sera, appena il sole scompare dietro la Cordillera Oriental, l’astronomo residente sistema due rifrattori sul terrazzo, illustra le costellazioni visibili alle nostre latitudini – Orione, lo Scorpione, la Croce del Sud – e invita a osservare le lune di Giove o gli ammassi globulari che, qui, brillano senza il velo dell’inquinamento luminoso.

Il mattino dopo puoi inoltrarti nel settore rosso del deserto, il Cuzco. Un sentiero serpeggia tra pinnacoli d’argilla scolpiti dal vento e dal ruscellamento. La luce radente ne esalta le tonalità, dall’ocra al ruggine, e rivela piccole tane di lucertole che corrono a zig-zag appena avvertono la tua ombra.
Toccando la superficie avverti il calore accumulato durante il giorno precedente, segno di quanto la terra trattenga ogni stilla di energia.

Dopo due ore di cammino la calura impone una tregua. Pochi chilometri più in là affiora una falda sotterranea che alimenta le cosiddette Piscinas naturales.
L’acqua sgorga tiepida fra rocce calcaree; gli abitanti di Villavieja hanno creato tre vasche che conservano l’aspetto di laghetti di montagna.
Immergerti in questa piccola oasi ti fa capire come anche un rivolo possa sostenere la vita – un gruppo di rondini sorvola la superficie per abbeverarsi, capre e asini sostano poco distanti all’ombra dei pochi cuaji-boleo.

Se la paleontologia ti affascina, non perdere il Valle de los Xilópalos.
Qui i tronchi pietrificati del Miocene, trasformati in quarzo, luccicano sotto il sole come lame di vetro; tra un calanco e l’altro spuntano denti di coccodrillo e schegge di carapaci di tartarughe titaniche.
Le guide – spesso studenti di geologia – spiegano come un’antica foresta tropicale sia stata sepolta da colate limose, conservandosi per dieci milioni di anni.

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Gli sportivi scelgono i tracciati di mountain-bike che collegano Los Hoyos al Cuzco. In discesa le ruote scorrono fra solchi di erosione; in salita occorrono gambe allenate e borraccia piena.
Le soste panoramiche diventano occasioni perfette per la fotografia paesaggistica: albe rosate, pareti d’argilla che mutano colore, cieli che sembrano dipinti con pastelli polverosi.

Al tramonto, quando le ombre allungano le creste, comincia un breve trekking notturno. Il terreno rilascia lentamente il calore del giorno; le torce schermate svelano i riflessi arancioni degli occhi di un gufo e le tracce fresche di un armadillo.
Il silenzio è rotto solo dal gracidio di un rospo, emerso da una pozza effimera per la sua unica notte di canto nuziale.

All’alba, sul terrazzo di un piccolo eco-lodge, una maestra di yoga stende i tappetini. L’aria è fresca, il cielo sfuma dall’indaco al rosa e la pratica diventa meditazione: il respiro si sincronizza con il vento e il paesaggio si colora mentre il sole riappare dietro la catena andina.

Per capire davvero l’ecosistema partecipa a una visita eco-turistica guidata.
Gli accompagnatori, spesso laureati in biologia, mostrano le radici aeree del cactus cardón, descrivono le strategie dei pipistrelli frugivori e illustrano i progetti di recupero dei fossili dell’Universidad del Tolima.

La giornata si conclude nel settore di camping. Monti la tenda su un piccolo altipiano, accendi un falò contenuto che non disturba il buio e, alzando gli occhi, riconosci Andromeda, Sirio, la Nebulosa di Orione.
Addormentarti con il fruscio del vento e il profumo resinoso del cuaji-boleo chiude il cerchio: non sei semplicemente in visita, stai sperimentando in prima persona la fragile grandezza del deserto del Tatacoa.
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 Deserto de Tatacoa-chiesetta

5. Consigli Pratici

Quando lasci alle spalle Neiva e ti addentri nel Tatacoa varchi una soglia climatica: l’umidità scende, l’aria si fa rovente, l’orizzonte vibra in un miraggio lattiginoso. Portare con te almeno tre litri d’acqua è un gesto di prudenza, non di pignoleria; nelle ore centrali il termometro supera spesso i 40 °C e il sudore evapora prima ancora di bagnarti la pelle.

Una maglietta tecnica a maniche lunghe, un cappello a tesa larga e una crema solare priva di oxybenzone – filtro chimico dannoso per le micro-alghe che vivono nelle rare pozze salmastre – ti eviteranno scottature e contribuiranno a preservare l’ecosistema.

I sentieri migliori si percorrono all’alba: alle cinque il cielo vira dal cobalto al rosa e la luce radente accende le pieghe dei calanchi; alle nove, quando i primi gruppi giungono da Villavieja, tu potrai già concederti una pausa all’ombra di un cactus cardón alto sei metri, ascoltando il gracidio delle rane che abitano le crepe umide della roccia.

Il pomeriggio reclama lentezza: un’amaca tesa fra due alberi di cuaji-boleo – pianta aromatica i cui vapori tengono lontane le zanzare – diventa l’osservatorio ideale per contare le nuvole di passaggio e registrare, magari in un taccuino, le variazioni di colore del suolo.

La notte è il vero spettacolo. Prenota in anticipo una sessione astronomica: l’astrofilo locale spiega in italiano semplice come orientarsi fra i bracci della Via Lattea, poi ti cede l’oculare di un Dobson da 16 pollici per osservare le polveri della Nebulosa Tarantola o il chiarore lattiginoso di Andromeda.

Se vuoi immortalare il firmamento porta un treppiede leggero, un telecomando remoto e imposta esposizioni di venti secondi; un filtro neutro ti aiuterà a gestire il chiarore lunare quando il nostro satellite cresce oltre il primo quarto.
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Cielo notturno- Deserto de Tatacoa

6. Come Arrivare nel deserto del Tatacoa

Il tuo punto di approdo è quasi sempre Neiva, capitale del dipartimento di Huila. L’aeroporto Benito Salas riceve tre voli quotidiani da Bogotá; fuori dal terminal stazionano taxi con tariffa fissa e minivan condivisi diretti alla stazione degli autobus.

Da qui parte un servizio di micro-bus verso Villavieja ogni quaranta minuti. Il tragitto dura meno di un’ora, costeggia piantagioni di riso e attraversa il ponte sul río Magdalena, che un tempo alimentava il grande lago da cui il deserto ha avuto origine.

Villavieja è un paese di facciate color ocra, porticati in bahareque e botteghe che vendono “quesillo” avvolto in foglie di bijao.
Qui decidi come proseguire: un taxi collettivo ti porta all’osservatorio in venti minuti; se preferisci l’indipendenza, noleggia una moto enduro (serbatoio pieno e due litri di benzina di scorta) oppure una bici gravel, scelta ecologica che ti permette di fermarti a ogni mirador senza scaldare l’asfalto.

Chi viaggia con bagagli voluminosi può accordarsi con le camionetas dei rifornitori: vecchi pick-up Chevrolet che trasportano acqua in taniche blu e, per pochi pesos in più, consentono di salire sul cassone tra corde, sacchi di riso e galline.
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Paesaggio - Deserto de Tatacoa

7. Quando Andare nel deserto del Tatacoa

Il deserto non conosce stagioni classiche ma alterna due regimi: da dicembre a marzo domina il periodo secco; il cielo resta terso per settimane, la vegetazione entra in quiescenza e l’attività astronomica tocca l’apice grazie a un’umidità relativa inferiore al 20 %.
È il momento ideale se vuoi fotografare la pioggia di meteore delle Quadrantidi (notte fra il 3 e il 4 gennaio) o assistere al lento sorgere di Sirio sul profilo scuro della Cordillera.

Fra aprile e maggio, e di nuovo fra settembre e ottobre, arrivano le piogge corte. Non si parla di monsoni: scrosci intensi durano mezz’ora, abbassano la temperatura di dieci gradi e regalano profumi che ricordano il timo selvatico.

Subito dopo, minuscole conchiglie fossili si disincagliano dall’argilla, e le pozze effimere diventano anfiteatro di concerti anfibi.
È un periodo perfetto per chi pratica macro-fotografia: i fiori notturni del cereus si schiudono e la luce diffusa dalle nuvole rende i contrasti più morbidi.

Nei mesi di giugno, luglio e agosto il cielo torna sereno ma soffia un vento costante da nord-est che solleva polvere finissima.
Porta un foulard per coprirti il volto e proteggi l’attrezzatura fotografica con sacchetti a chiusura ermetica.
In compenso, la limpidezza dell’aria consente di misurare la qualità del cielo con strumenti amatoriali: un SQM-L posto all’osservatorio registra valori intorno a 21,7 mag/arcsec², fra i più elevati del continente sud-americano.

👉 Se vuoi sapere di più sul clima e  su quando andare in altre zone della Colombia, ti consiglio di leggere il mio post Quando andare in Colombia: tutto quello che devi sapere, dove troverai tantissime informazioni utili per il tuo viaggio in questo splendido Paese!
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8. Cosa vedere in Colombia

Hai mai sognato di visitare Cartagena? La Colombia ha molto di più da offrirti. Nel mio post “Cosa vedere in Colombia”, esploreremo insieme 25 località mozzafiato, dalle vibranti strade di Medellín alle spiagge incantevoli di San Andrés.

Immergiti nella natura della Valle de Cocora, scopri la magia di Providencia, e perditi nelle strade storiche di Villa de Leyva
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Non dimenticare di esplorare il fascino della Zona Cafetera, la bellezza selvaggia del Parco Nazionale Tayrona, e la straordinaria biodiversità dell’Amazzonia. Ogni angolo della Colombia è pronto a stupirti. Parti per questo viaggio indimenticabile!

👉 Leggi il mio post su “Cosa vedere in Colombia” per scoprire tutti i dettagli!

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Cañon - Deserto de Tatacoa

9. I Miei programmi di Viaggio in Colombia

Se vuoi scoprire la Colombia, ecco i miei programmi di viaggio!

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Ti segnalo alcuni programmi:
👉  Vacanze a San Andrés 5 giorni >>
👉  Tour La Guajira >>
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👉  Tour Bogotà, Cartagena, Valle de Cocora  >>
👉  Viaggio Colombia & Panama >>
👉  Colombia & Ecuador  >>
👉  Colombia & Galapagos  >>
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NOTA BENE
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Nel portale Colombia troverai sia viaggi individuali che di gruppo.  I viaggi individuali possono partire in qualsiasi giorno dell’anno, anche con una sola persona! I viaggi di gruppo prevedono invece date fisse.

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10. Scopri Chi Sono

Mi chiamo Roberto Furlani e lavoro con passione nel Turismo da oltre 32 anni, di cui 15 passati a dirigere l’Ufficio Turismo del WWF Italia (Fondo Mondiale per la Natura) e 12 come Tesoriere di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile).

Grazie anche a questa ricca esperienza sono oggi Responsabile Prodotto e Tour operator per Evolution Travel  (il Network che conta più di 600 consulenti di viaggio on line), per cui ho creato più di 120 programmi di viaggio, con cui potrai scoprire il Centro-Sud America!

Troverai tutta la mia storia nel “chi sono”; aggiungo solo  che per 22 anni sono stato giornalista pubblicista delle pagine scientifiche del Corriere della Sera.
E’ stato così per me estremamente naturale dare vita al Travel Blog Viaggio Centro Sud America  in cui ti trovi e creare più di 900 post e video che, spero, ti aiuteranno a conoscere e amare intensamente come me questa Regione del nostro Pianeta.

👉 Chi sono e che cosa posso fare per te  >>>
👉 Leggi le recensioni su Evolution Travel su Trust Pilot
(risultiamo la migliore agenzia /tour operator che opera in Italia)

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Scopri la Colombia con il mio Blog

Se ti piaciuto il mio post, ti invito a scoprire la Colombia attraverso il mio blog Viaggio in Centro-SudAmerica .
Qui troverai molte informazioni che spero ti possano essere utili per preparare e arricchire il tuo programma di viaggio in Colombia  e la tua conoscenza, più in generale, dell’America latina.

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