Il Guatemala accoglie più di trenta vulcani, ma pochi offrono la varietà paesaggistica e la facilità d’accesso del vulcano Cerro Quemado.
Se stai programmando il tuo prossimo Viaggio in Guatemala scoprirai che questa cupola lavica, nota anche come La Muela, si trova a dieci chilometri da Quetzaltenango e custodisce un mosaico di faglie, foreste montane e pareti di porfido amate dagli arrampicatori.
Ti accompagnerò in questo post alla scoperta del vulcano Cerro Quemado.
Sono Roberto Furlani, esperto di Centro-Sud America e del Guatemala (per cui, come tour operator, ho creato più di 17 programmi di viaggio) e ho oltre 32 anni di attività professionale nel Turismo.
Questo, in cui ti trovi, è il mio Blog ” Viaggio-CentroSudAmerica“, in cui racconto in più di 1050 post le straordinarie bellezze del Guatemala e dell’America latina (alla fine di questo post potrai conoscere meglio chi sono 😊
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Il Vulcano Cerro Quemado
Il vulcano Cerro Quemado raggiunge 3 197 metri slm e domina la conca di Almolonga, “l’orto” occidentale del Paese.
Il soprannome La Muela – “il molare” – viene dal blocco di lava solidificata modellato da fratture verticali che ricorda un dente gigante.
Non aspettarti crateri fumanti: l’ultima eruzione risale al 1818, ma il calore nascosto sotto la colata è ancora misurabile nei getti di vapore che filtrano tra le fratture.
Per chi cerca un’escursione fuori dalle rotte classiche, la salita offre mezza giornata di cammino, passaggi su roccia e un balcone naturale aperto sulla Sierra Madre.
Cerro Quemado attira chi cerca un vulcano “giovane” senza dover affrontare le quote estreme del Tajumulco.
Il sentiero attraversa prima orti di patate, poi un mosaico di pino-encino — l’antica quercia di montagna che domina queste alture — fino a sbucare sulle placche di lava solidificata.
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Posizione geografica e come arrivare
Cerro Quemado si alza sul bordo sud-est della valle di Quetzaltenango (dipartimento omonimo), a tre chilometri dal mercato ortofrutticolo di Almolonga e a due ore e mezza di bus da Città del Guatemala.
Trasporto pubblico
Dalla terminal Minerva di Quetzaltenango partono minibus per Almolonga ogni 15 minuti. Chiedi all’autista di fermarti all’incrocio “La Muela”; da lì la strada sterrata segue i canali d’irrigazione per 1,5 km fino all’area d’ingresso (quota 2 700 m). Il biglietto del bus costa circa 3 quetzal.
Permessi e costi
L’accesso è gestito dal comitato ejidal di Almolonga. Il contributo d’ingresso – 20 quetzal – finanzia la manutenzione sentieri e il servizio di pattugliamento. Non occorrono permessi speciali, ma è buona norma registrarsi al casotto per motivi di sicurezza.
Geologia e storia vulcanica
Cerro Quemado è un stratovulcano andesitico: significa che la sua lava, ricca di silice, esce densa e forma cupole anziché colate fluide.
La sua base riposa sopra il più antico complesso vulcanico di vulcani del Guatemala chiamato Almolonga.
La caldera e i domi
Un collasso strutturale avvenuto circa 84 000 anni fa ha lasciato una conca, poi riempita da successive spinte di magma in forme colonnari.
Il blocco centrale – La Muela – è il più evidente fra dodici domi saldati lungo la faglia di Zunil, linea di rottura che attraversa l’altopiano occidentale.
L’eruzione del 1818
Cronache di Quetzaltenango descrivono un boato all’alba del 24 gennaio 1818: un nuovo duomo si gonfiò in poche settimane e una colata spessa 2 km avanzò verso sud.
Oggi cammini sopra quella lingua di roccia nera, raffreddata ma ancora calda qualche metro sotto la superficie; basta spingere una mano fra le fessure per sentirne il tepore.
Rischio attuale
Il vulcano è classificato “quiescente”: non mostra segni di eruzione imminente, ma rilascia gas caldi che giustificano il monitoraggio settimanale dell’INSIVUMEH (l’ente geofisico nazionale). Le guide della comunità ricevono aggiornamenti e chiudono i percorsi se la sismicità aumenta.
La Salita al Vulcano Cerro Quemada
La salita al vulcano Cerro Quemado parte di solito dal villaggio di La Muela, quindici minuti d’auto a sud-est di Quetzaltenango.
Dal piazzale a quota 2 900 metri imbocchi una traccia di terra battuta che inizia tra orti e serre di cavolfiore, larga e intuitiva; dopo una ventina di minuti la pista si restringe, s’infila nel bosco di pino-encino e guadagna pendenza con una serie di curve secche scavate nella pomice.
Tenendo un ritmo tranquillo impieghi fra un’ora e mezza e due ore per guadagnare la cresta sommitale a 3 197 metri: il dislivello netto è di circa 300 metri, ma diversi tratti superano il 25 % di pendenza, quindi il passo rallenta.Il sentiero non è segnalato da vernice ufficiale; ai bivi trovi però ometti di pietra eretti dai portatori e, sui tronchi, nastri di plastica gialla che lasciano i gruppi locali.
Chi ha buon orientamento e una traccia GPS può salire in autonomia, ma una guida di Almolonga o di Xela resta utile: conosce gli accessi senza proprietà private, sa dove si formano rigagnoli d’acqua piovana che rendono viscide le placche di lava e, soprattutto, aggiorna sullo stato delle falesie che i climber frequentano sul fianco occidentale.
La discesa, per lo stesso itinerario, richiede un’ora scarsa. La pendenza e la cenere vulcanica fine invitano a scivolare; punta i talloni, piega le ginocchia e tieni distacco da chi scende davanti a te per evitare sassolini lanciati dai tacchi.
Qui la pioggia tropicale può arrivare in pochi minuti: nuvole basse nascondono i riferimenti e rendono le radici scivolose; se il terreno si bagna, aspetta che le guide indichino la variante più rapida verso valle.
Raramente, dopo i temporali, cadono piccole pietre dalle pareti dei domi lavici più giovani: indossa il casco se prosegui verso le zone di arrampicata.
Fuori dall’aspetto geologico, l’attenzione maggiore va alle temperature: al mattino presto tra dicembre e febbraio il termometro può scendere sotto i 5 °C, ma a mezzogiorno, quando il sole cade a picco sulla lava nera, l’escursione termica raggiunge i 20 °C.
Porta due litri d’acqua — non ci sono fonti affidabili lungo il tragitto — e protezione solare a spettro largo: la quota fa sentire i raggi più di quanto immagini.
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Sul piano della sicurezza personale il Cerro Quemado è considerato meno problematico di altri vulcani del Guatemala; la comunità di Almolonga controlla gli accessi e mantiene pattuglie di volontari durante i fine settimana.
Mantieni comunque zaino e macchina fotografica sempre a contatto visivo, evita di improvvisare deviazioni nella gola nord (terreno friabile) e, se intendi spingerti fino al viewpoint sul vicino vulcano Santiaguito, calcola almeno altre quattro ore fra andata e ritorno e informati in anticipo sul vento di cenere.
Con un’uscita di mezza giornata puoi dunque toccare un cratere giovane, osservare le venature di ossidiana che incrinano le cupole e, col cielo limpido, allineare in un solo sguardo Cerro Quemado, Santiaguito e i coni più lontani di Santa María e Santo Tomás.
Trekking al vulcano Santiaguito
Santiaguito è il “figlio” esplosivo del Santa María: un domo attivo che erutta cenere e lapilli ogni due-tre ore.
Dal parcheggio di La Muela raggiungi il sentiero firmato “Mirador Santiaguito”: cinque chilometri, 550 m di dislivello, difficoltà media.
Il primo tratto scorre fra patate e cipero, poi segue un crinale di pino-encino — quercia montana dalla corteccia scura che condensa la nebbia in goccioline d’acqua.
Dopo due ore appare il Viewpoint Volcán Santiaguito: una piattaforma naturale a 2 900 m dove osservi colonne di vapore alte quanto la cupola.
Parti all’alba, porta giacca antivento, almeno due litri d’acqua e scarponi con suola scolpita: la pietra pomice fa poca presa quando è umida.
In stagione secca (novembre-aprile) la visibilità resta buona fino a mezzogiorno; in stagione piovosa le eruzioni si confondono con i cumulonembi pomeridiani.
Se vuoi traccia GPX e profilo altimetrico, cerca “Santiaguito Viewpoint” su AllTrails.
Flora e fauna
Sotto i 3 000 m dominano orti di mais e patate; più in alto la vegetazione diventa xerofila. Noterai il pino-ocote (Pinus oocarpa) e fasce di pino-encino che ospitano bromelie epifite. Sopra i 3 800 m sopravvive solo il tussock d’erba iscaché, ciuffi resistenti al gelo notturno.
Fra gli animali potresti vedere il colibrì codalunga (Amazilia tzacatl) che si nutre dei fiori a tromba dell’aguja; al tramonto canta il gufo barrato (Strix varia). Sul crinale orientale passano talvolta coyote mesoamericani, di solito timidissimi. Non lasciare resti di cibo: ogni briciola altera l’equilibrio di questo ecosistema fragile.
Attività e attrazioni nei dintorni
Almolonga è il villaggio-mercato più vicino. Martedì e venerdì all’alba i contadini stendono sacchi di carote giganti e cavolfiori coltivati nei terreni vulcanici: comprare qui significa ridurre i passaggi di filiera e premiare l’economia contadina.
A Quetzaltenango passeggia tra l’architettura neoclassica del Parque Centroamérica, poi riscaldati alle sorgenti di Fuentes Georginas: quattro vasche a 37 °C incastonate fra felci arboree e orchidee selvatiche. Se resti più giorni, inserisci un’uscita notturna al vulcano Santiaguito o un tuffo nelle piscine sulfuree di Zunil.
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Rischi e precauzioni
Cerro Quemado è classificato quiescente, ma la vicina faglia di Zunil può innescare frane o piccole emissioni di gas. Indossa scarponi alti, porta giacca impermeabile, guanti leggeri, tre litri d’acqua, snack ad alto apporto calorico e una torcia frontale. Evita i canaloni dopo piogge intense: un lahar — colata di fango vulcanico — può scendere senza preavviso. Le guide locali aggiornate dall’INSIVUMEH conoscono i punti di raccolta e i numeri d’emergenza (1554 Politur – 5027 1800 Conred).
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Cultura e comunità locali
La popolazione k’iche’ di Almolonga chiama la montagna Yaculquiej, “luogo dal fuoco nascosto”. Lungo i sentieri trovi croci in legno e candele di cera d’api: sono offerte lasciate durante i giorni di lune propizie.
Saluta con un semplice “saqirik” (buongiorno) e chiedi permesso prima di fotografare.
Partecipare a un laboratorio di tessitura o acquistare direttamente caffè d’altura essiccato al sole tiene il guadagno in loco e sostiene il turismo a basso impatto.
Alloggi e ristorazione
A Quetzaltenango dormi al Hotel Kasa Kamelot se ti serve un budget medio con colazione, oppure scegli le camere familiari del Casa Xelajú se preferisci un ambiente che offre anche lezioni di spagnolo.
Almolonga propone l’ostello comunitario La Muela (stanze essenziali, acqua calda solo la sera) e la pensione Mirador Almolonga raggiungibile con pick-up 4×4: posizione panoramica e clima più secco, ideale se vuoi partire all’alba senza tornare a Xela.
Sul versante di Zunil fermati da Doña Irma per un pepián — stufato di pollo addensato con semi di zucca — oppure assaggia le tortillas al queso servite bollenti al mercato serale di Almolonga.
In Viaggio in Guatemala con Roberto Furlani
Vuoi inserire Cerro Quemado e Santiaguito in un itinerario che tocchi anche lago Atitlán, vulcano Acatenango o Semuc Champey?
Non esitare a scrivermi e raccontarmi che tipo di esperienza hai in mente.
Insieme possiamo comporre un viaggio che abbracci le bellezze più iconiche di questa terra, senza dimenticare i dettagli pratici e la sicurezza.
Sono Roberto Furlani, esperto di Centro-Sud America e del Guatemala (per cui, come tour operator, ho creato più di 17 programmi di viaggio) e ho oltre 32 anni di attività professionale nel Turismo.
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Scopri chi sono
Mi chiamo Roberto Furlani e lavoro con passione nel Turismo da oltre 32 anni, di cui 15 passati a dirigere l’Ufficio Turismo del WWF Italia (Fondo Mondiale per la Natura) e 12 come Tesoriere di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile).
Grazie anche a questa ricca esperienza sono oggi Responsabile Prodotto e Tour operator per Evolution Travel (il Network che conta più di 600 consulenti di viaggio on line), per cui ho creato più di 120 programmi di viaggio, con cui potrai scoprire il Centro-Sud America!
Troverai tutta la mia storia nel “chi sono”; aggiungo solo che per 22 anni sono stato giornalista pubblicista delle pagine scientifiche del Corriere della Sera.
E’ stato così per me estremamente naturale dare vita al Travel Blog Viaggio Centro Sud America in cui ti trovi e creare più di 900 post e video che, spero, ti aiuteranno a conoscere e amare intensamente come me questa Regione del nostro Pianeta.
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