Se hai in mente di esplorare un volto diverso della Bolivia, magari lontano dagli altopiani e dagli scenari andini, potresti considerare di aggiungere al tuo viaggio in Bolivia la scoperta delle Missioni gesuite dei Chiquitos: un circuito straordinario che unisce storia, spiritualità e architettura coloniale in una parte del Paese spesso trascurata dal turismo di massa.
Eppure, questo tesoro sconosciuto è lì che aspetta di raccontarti un capitolo affascinante della presenza dei Gesuiti nel cuore dell’America.
Ti accompagnerò in questo post alla scoperta delle Missioni Gesuitiche di Chiquitos.
Sono Roberto Furlani, esperto di Centro-Sud America e della Bolivia (per cui, come tour operator, ho creato negli anni 24 programmi di viaggio); ho oltre 32 anni di attività professionale nel Turismo.
Questo, in cui ti trovi, è il mio Blog ” Viaggio-CentroSudAmerica“, in cui racconto in più di 950 post le straordinarie bellezze della Bolivia e dell’America latina.
Alla fine di questo post potrai conoscere meglio chi sono 😊
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Un tesoro nascosto in Bolivia: le Missioni gesuite dei Chiquitos
L’area conosciuta come Chiquitania, nella parte orientale della Bolivia, ospita una serie di Missioni gesuitiche fondate tra il XVII e il XVIII secolo.
Qui, i padri gesuiti si insediarono con l’intento di evangelizzare le popolazioni indigene, dando vita a insediamenti che univano la tradizione europea barocca e l’arte nativa.
Il risultato è un connubio unico: chiese decorate con intagli in legno, cortili armoniosi e comunità locali che hanno conservato finora buona parte dell’identità culturale sviluppatasi secoli fa. Pur essendo lontane dalle rotte turistiche più battute, queste missioni emanano un fascino che parla di devozione, cultura e bellezza architettonica.
L’area è stata il set cinematografico di Mission, film vincitore al festival di Cannes, interpretato da uno straordinario Robert de Niro, dedicato agli ultimi giorni passati dai missionari in questo sperduto posto.
Le Missioni gesuite dei Chiquitos: Patrimonio UNESCO
Dal 1990, le Missioni gesuitiche dei Chiquitos sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per il loro valore culturale e storico. Non solo testimoniano la capacità della Compagnia di Gesù di fondere credenze locali e spiritualità cristiana, ma rappresentano anche un esempio di come le popolazioni indigene abbiano saputo integrare elementi architettonici e artistici provenienti dall’Europa con le proprie tecniche tradizionali.
Questo riconoscimento internazionale ha favorito i lavori di recupero e restauro, riportando in luce la particolarità delle chiese e dei complessi comunitari.
Un viaggio nel tempo: La storia delle Missioni
La fondazione di queste missioni risale alla fine del XVII secolo, quando i Gesuiti decisero di spingersi nelle regioni orientali della Bolivia.
L’obiettivo era l’evangelizzazione delle popolazioni indigene, ma anche la creazione di insediamenti autosufficienti.
Grazie a una combinazione di organizzazione sociale, competenze musicali (i Gesuiti erano noti per la loro abilità nell’introdurre la musica barocca) e un’architettura ispirata ai modelli europei, questi luoghi divennero veri e propri centri di produzione culturale.
L’era di splendore delle missioni durò fino alla metà del XVIII secolo, quando, per decisione delle corone europee, la Compagnia di Gesù fu espulsa dalla maggior parte dei territori spagnoli.
Le missioni persero la guida dei padri gesuiti e iniziarono un lungo declino, da cui riemersero solo nel XX secolo, grazie a studiosi, restauratori e musicologi che compresero l’enorme eredità custodita tra le mura di queste comunità andate in parte in rovina.
Il lavoro dei Padri Gesuiti è andato al di là dell’obiettivo delle Missioni, facendo nascere una vera cultura ibrida.
Mentre gli indios imparavano il latino, i sacerdoti scrivevano le grammatiche dei loro mille dialetti.
Questi piccoli centri abitati indipendenti, costruiti come micro utopie urbanistiche, sopravvissero anche alla cacciata dei Gesuiti da parte della Corona Spagnola, che li riteneva fomentatori dei movimenti di indipendenza.
Come erano costruite le Missioni
Le Missioni erano costruite attorno a un grande cortile: da un lato la chiesa e gli edifici di servizio, dall’altro le abitazioni degli indigeni.
Delle missioni presenti in Bolivia oggi ne restano circa la metà, alcune dichiarate Patrimonio UNESCO nel 1990.
Un paziente e lungo lavoro di restauro, durato ben 25 anni, ha restituito alle chiese l’antico splendore. Ecco quali sono le Missioni Boliviane che ti consiglio di vedere, in un itinerario che parte da Santa Cruz e procede verso sud.
Alla scoperta delle Missioni: Informazioni pratiche
Le Missioni gesuite si trovano nella Provincia di Chiquitos, parte dell’area nota come Chiquitania, nella Bolivia orientale.
Generalmente, il punto di partenza preferito per esplorarle è la città di Santa Cruz de la Sierra, da cui si può organizzare un itinerario via terra.
Se ti muovi in auto (noleggiata o con autista) impiegherai qualche ora a raggiungere le prime missioni, attraversando strade asfaltate e tratti secondari sterrati.
C’è anche la possibilità di autobus di linea, ma gli orari possono essere limitati e i viaggi piuttosto lunghi.
Per goderti con calma questi siti, potresti dedicare 3-4 giorni a un circuito che tocchi almeno le missioni principali.
I costi d’ingresso alle chiese e ai musei variano leggermente da un villaggio all’altro, ma di solito sono contenuti e contribuiscono alla manutenzione delle strutture.
Ricorda che alcune chiese potrebbero essere chiuse nelle ore centrali o in orari di messa, quindi ti conviene informarti sul posto o affidarti a un tour operator specializzato.
La Missione di San Javier
La Missione di San Javier, fondata nel 1691, è la più antica di tutte e spesso rappresenta la “porta” d’accesso al circuito delle missioni gesuitiche.
Qui puoi ammirare una chiesa in legno e adobe, ristrutturata con cura, con intagli e decorazioni che mostrano la perizia degli artigiani indigeni.
Nelle navate, i colori e i motivi floreali richiamano un barocco meticcio, con elementi naturali integrati alla simbologia cristiana.
Gli abitanti del villaggio, orgogliosi di questa eredità, ti accoglieranno con calore e potranno accompagnarti a visitare il museo annesso, dove troverai alcuni reperti e oggetti liturgici d’epoca.
Lo stile “barocco meticcio” (barroco mestizo) nasce qui, per opera del sacerdote Gesuita Martin Schmid, a cui dobbiamo le più belle chiese di queste Missioni. Da San Javier si procede verso Concepción.
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La Missione di Conceptión
Concepción è un’altra tappa imperdibile, rinomata per la sua chiesa che è un capolavoro di arte missionaria, con archi e colonne scolpite in legno pregiato, con tre navate e uno stile che mescola il barocco all’iconografia indigena. L’obiettivo di queste costruzioni era comunicare magnificenza, infondere ammirazione e stupore: “missione” compiuta, anche più di quattro secoli dopo. Un aspetto distintivo è la presenza di un museo musicale, dove si conservano spartiti originali di composizioni barocche, rivelando la passione dei Gesuiti per la musica.
Molte di queste opere vengono ancora oggi eseguite durante feste e rievocazioni, a testimonianza di una tradizione artistica vivente. Passeggiando per Concepción, potrai notare case basse, porticati ombreggiati e una piazza principale dove la vita scorre con ritmi lenti e gentili, un riflesso perfetto della tranquillità chiquitana.
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La Missione di San Ignacio
Proseguendo verso sud-est da Concepción si arriva a San Ignacio. La chiesa, risalente al ‘700, è stata abbattuta nel 1948 perché a causa degli incendi era diventata pericolante.
Nel 2000 San Ignacio de Velasco è stata ricostruita seguendo fedelmente la sua struttura e le decorazioni originarie: per questo non è considerata però Patrimonio UNESCO, nonostante la sua innegabile bellezza.
Santa Ana
La Missione di Santa Ana custodisce un fascino particolare, anche perché vanta un organo a canne del 1760, uno strumento di rara bellezza che i Gesuiti introdussero con l’intento di arricchire le celebrazioni religiose con una musica solenne.
L’edificio sacro, circondato da abitazioni in legno e fango, fu in parte ricostruito nel corso dei secoli, ma conserva dettagli che ne rivelano l’autenticità: dai tetti in tegole alle pareti decorate con motivi floreali, simbolo della fusione tra gusto barocco e ispirazione naturalistica locale.
La sensazione di pace che si respira a Santa Ana è fortissima, come se i secoli non avessero intaccato lo spirito di un luogo sacro.
La iglesia di Santa Ana ha una caratteristica che la rende unica al mondo: è stata interamente edificata dagli indigeni, dopo l’abbandono del continente da parte dei Gesuiti e per questo è un fulgido esempio del meticciato religioso-culturale instaurato qui.
San Miguel, San Rafael
Altre missioni completano il panorama delle Chiquitos: San Miguel e San Rafael.
Ognuna ha una storia da raccontare: i Gesuiti fondarono questi insediamenti con l’obiettivo di creare comunità autosufficienti, dove gli indigeni potessero apprendere l’arte della falegnameria, della musica e dell’agricoltura.
In particolare, San Rafael ospita affreschi e pannelli in legno finemente cesellato del padre Gesuita Schmid, che nei suoi intarsi di legno e pietra dà sfoggio della sua maestria, mentre San Miguel stupisce per la delicatezza degli altari e la cura con cui gli abitanti continuano a preservare le tradizioni religiose e per la grande statua di legno raffigurante proprio San Michele Arcangelo.
Se hai tempo, toccare con mano queste realtà ti aiuterà a capire quanto fosse capillare il lavoro dei Gesuiti e come i popoli locali abbiano personalizzato la liturgia con riferimenti alla natura circostante.
La Missione di San José
Il tour da nord a sud delle Missioni Gesuitiche in Bolivia si conclude a San José, che si fa riconoscere rispetto alle altre Misiones per le sue costruzioni in pietra brulla, dall’aspetto molto più austero. Il fascino della chiesa di San José sta nel piccolo “shock” cui ci si sottopone attraversando la sua facciata spoglia ed entrando. Comunemente alle altre chiese di barroco mestizo si viene sommersi da uno spettacolo di colori, fregi, materiali che riflettono la luce, sculture, intarsi. Un vero gioiello nascosto!
La chiesa dal porticato imponente, è integrata con un campanile che mantiene intatta la struttura originaria.
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L’eredità musicale delle Missioni
Forse non lo immagineresti, ma in questi remoti villaggi nasce la tradizione musicale Chiquitano che unisce l’influenza barocca europea al gusto ritmico e melodico delle popolazioni indigene.
Un tesoro prezioso sono gli spartiti originali, conservati nelle sacrestie e nei musei, ritrovati in parte a metà del Novecento.
Tant’è vero che, ogni due anni, la regione ospita il Festival Internazionale di Musica Rinascimentale e Barocca Americana, un evento che raduna ensemble e musicisti da tutto il mondo, pronti a eseguire partiture risalenti al periodo gesuitico.
Ascoltare un concerto in una chiesa illuminata da candele, tra pareti di legno intagliato, è un’emozione difficile da dimenticare: un ponte tra passato e presente, tra culture diverse unite dalla passione per la musica.
Hans Roth: l’artefice del restauro
Se oggi possiamo ammirare le missioni in tutto il loro splendore, gran parte del merito va a Hans Roth, un architetto e restauratore svizzero che, a partire dagli anni ’70 del Novecento, dedicò oltre vent’anni alla ricostruzione e alla salvaguardia di queste opere.
Il suo lavoro fu un viaggio di studio e passione: coadiuvato da artigiani locali, Roth riprodusse le tecniche tradizionali di intaglio e muratura, cercando materiali simili a quelli originali.
Grazie a lui, chiese come quelle di San Javier, Concepción e Santa Ana sono tornate a vivere, restituendo alla Bolivia un pezzo di storia e identità culturale. La sua eredità risplende in ogni trave, in ogni colonna, e nel modo in cui le comunità hanno ritrovato l’orgoglio di custodire queste meraviglie.
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La mia esperienza al tuo servizio
Per visitare le Missioni Gesuitiche e la Bolivia puoi fare affidamento su di me: sono Roberto Furlani, esperto della Bolivia e dell’America latina, che ho ideato e realizzato il blog Viaggio-CentroSudAmerica.com, in cui ti trovi.
Grazie a più di 32 anni di attività nel Turismo e a oltre 120 programmi di viaggio in America latina (vedi oltre), di cui oltre 24 per la Bolivia, posso costruire itinerari personalizzati e sicuri per vivere appieno tutte le destinazioni del Paese.
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Scopri chi sono
Mi chiamo Roberto Furlani e lavoro con passione nel Turismo da oltre 32 anni, di cui 15 passati a dirigere l’Ufficio Turismo del WWF Italia (Fondo Mondiale per la Natura) e 12 come Tesoriere di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile).
Grazie anche a questa ricca esperienza sono oggi Responsabile Prodotto e Tour operator per Evolution Travel (il Network che conta più di 600 consulenti di viaggio on line), per cui ho creato più di 120 programmi di viaggio, con cui potrai scoprire il Centro-Sud America!
Troverai tutta la mia storia nel “chi sono”; aggiungo solo che per 22 anni sono stato giornalista pubblicista delle pagine scientifiche del Corriere della Sera.
E’ stato così per me estremamente naturale dare vita al Travel Blog Viaggio Centro Sud America in cui ti trovi e creare più di 900 post e video che, spero, ti aiuteranno a conoscere e amare intensamente come me questa Regione del nostro Pianeta.
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