L’Argentina vanta una notevole diversità linguistica, esito di una storia complessa e di migrazioni provenienti da più parti del mondo. Sebbene la lingua ufficiale sia lo spagnolo, le influenze indigene e quelle portate dalle numerose comunità immigrate hanno plasmato nel tempo la parlata locale, rendendola unica nel panorama sudamericano.
In questo post, ripercorrerò le tappe fondamentali dell’introduzione dello spagnolo in Argentina, i dialetti e le varietà emergenti, senza trascurare l’apporto delle lingue native e alcune curiosità legate al modo di esprimersi che rende gli argentini facilmente riconoscibili.
Sono Roberto Furlani, esperto di America latina e di Argentina, con oltre 32 anni di attività professionale nel Turismo.
Questo, in cui ti trovi, è il mio Blog ” Viaggio-CentroSudAmerica“, in cui racconto in più di 1060 post le straordinarie bellezze dell’Argentina e dell’America latina (alla fine di questo post potrai conoscere meglio chi sono 😊
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La Lingua in Argentina
L’Introduzione dello Spagnolo in Argentina
Il castigliano arrivò sulle sponde argentine al seguito dei conquistadores, nel corso del XVI secolo. Da quel momento, la popolazione nativa iniziò a confrontarsi con le strutture e il vocabolario che i coloni spagnoli portavano con sé.
A causa dell’isolamento geografico, unito alle influenze degli altri popoli indigeni e successivamente dei migranti europei, lo spagnolo rioplatense (la variante tipica del bacino del Río de la Plata) ha sviluppato tratti distintivi che lo differenziano dal castigliano peninsulare.
Tale evoluzione è stata particolarmente intensa dopo la Rivoluzione di Maggio (1810), quando l’Argentina avviò il lungo percorso verso l’indipendenza.
1.2 L’Influenza delle Immigrazioni Europee
Dalla metà del XIX secolo, l’Argentina divenne terra di approdo per grandi flussi migratori provenienti principalmente dall’Italia, dalla Francia, dalla Germania e da altre regioni d’Europa.
Questo arricchimento umano e culturale diede forma a un melange linguistico avvertibile, specialmente a Buenos Aires, dove i discendenti degli immigrati si fusero con la popolazione locale, dando vita a espressioni dialettali e a un colorato lessico di derivazione straniera. Nel vivace Mercado de San Telmo, ad esempio, si possono avvertire idiomi mescolati, tra richiami all’italiano e termini spagnoli pronunciati con intonazioni peculiari.
In alcune zone dei dintorni di Rosario e Córdoba, la presenza di famiglie di origine centrale e settentrionale italiana ha introdotto termini ed espressioni che, ancora oggi, si sentono in contesti quotidiani. Parole come “laburar” (da “lavorare”) sono ormai diventate parte integrante del vocabolario argentino.)
Lo Spagnolo Rioplatense
Caratteristiche dello Spagnolo Rioplatense
La varietà dello spagnolo parlata fra Buenos Aires, l’area del Río de la Plata e le zone circostanti prende il nome di spagnolo rioplatense. Una sua peculiarità è l’uso del “vos” al posto di “tú” quando ci si rivolge a un amico o a un pari: questo fenomeno, chiamato voseo, dà al linguaggio un taglio più diretto e informale. Molti viaggiatori trovano questa forma affascinante e un po’ spiazzante se ci si è abituati allo spagnolo peninsulare.
Un’altra caratteristica distintiva del rioplatense è la pronuncia delle lettere “ll” e “y”, spesso simili al suono “sh”(fenomeno del “sheísmo”), che differisce nettamente dal modo spagnolo di emettere questi fonemi. Un esempio classico riguarda la parola “lluvia” (pioggia), che viene resa come “shuvia” nel dialetto rioplatense, mentre in Spagna si direbbe “yuvia”.
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Il Dialetto di Buenos Aires: Il Lunfardo
A Buenos Aires ha trovato terreno fertile il Lunfardo, un gergo nato verso la fine del XIX secolo nei quartieri popolari della città e influenzato soprattutto dalle parlate italiane e francesi. In origine, il Lunfardo era associato alle classi basse e spesso utilizzato dai criminali, tanto che veniva visto con sospetto dalle autorità.
Con il passare del tempo, molti termini lunfardeschi sono entrati nel lessico giornaliero porteño, rappresentando oggi un segno identificativo della cultura cittadina. Durante gli spettacoli di tango, alcuni testi musicali includono parole lunfarde, permettendo a chi ascolta di respirare lo spirito autentico di un’epoca ricca di incroci linguistici e scambi sociali.
Le Lingue Indigene in Argentina
Quechua, Guaraní e Mapudungun
Sebbene lo spagnolo prevalga nel contesto odierno, non bisogna dimenticare che l’Argentina ospita un patrimonio linguistico nutrito da popolazioni indigene. Fra le lingue ancora parlate, spiccano il Quechua, diffuso nelle province andine del nord-ovest (come Salta e Jujuy), il Guaraní, presente nel nord-est (aree di Misiones e Corrientes), e il Mapudungun, lingua dei Mapuche, in parte della Patagonia. Queste parlate ancestrali sopravvivono soprattutto in ambito familiare e comunitario, costituendo uno strumento d’identità per le etnie locali.
3.2 Politiche Linguistiche e Tutela delle Lingue Indigene
Da alcuni anni, il governo argentino ha avviato progetti di rivalutazione delle lingue indigene, attraverso l’inserimento nelle scuole e l’organizzazione di corsi per formare docenti bilingue.
Nonostante tali sforzi, le sfide restano numerose: la migrazione dalle campagne alle città e la ridotta trasmissione del patrimonio linguistico alle nuove generazioni rendono complicata la conservazione di questi idiomi.
Resta dunque da vedere se, e come, la modernità potrà sposarsi con la tutela di tradizioni antichissime, fra cui la memoria lessicale e culturale dei popoli autoctoni.
Curiosità sulla Lingua in Argentina
Il “Che” di Argentina
Un aspetto curioso del parlato argentino è l’impiego quasi istintivo dell’intercalare “che”, che serve a richiamare l’attenzione dell’interlocutore o a rafforzare un enunciato. Il termine “Che”, oltre ad aver dato vita al soprannome del rivoluzionario Ernesto Guevara, rispecchia la spontaneità informale del rioplatense e si incontra in svariati contesti, dal dialogo fra amici a canzoni popolari.
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L’Italianizzazione dello Spagnolo
La notevole presenza di italo-argentini, specie a Buenos Aires, ha apportato un’impronta mediterranea alla fonetica e al vocabolario. Frasi come “¿Cómo andás?” (rievocando “Come vai?”) o verbi quali “laburar” (da “lavorare”) mostrano la fusione di radici italiane con la struttura spagnola.
Questo fenomeno talvolta si manifesta anche nella gestualità e nell’espressione colloquiale di alcuni porteños, che ricordano il trasporto tipico degli italiani nelle conversazioni animate.
Differenze tra lo Spagnolo di Spagna e quello Argentino
Anche se esiste una comune base castigliana, il rioplatense si discosta notevolmente dallo spagnolo peninsulare, sia sotto il profilo fonetico che sotto quello grammaticale e lessicale.
5.1 Differenze di Pronuncia (Yeísmo e Sheísmo)
Yeísmo e Sheísmo: In Argentina, specialmente nelle aree di Buenos Aires e dintorni, la “ll” e la “y” si pronunciano come una sorta di “sh”. Esempio: “lluvia” (pioggia) diventa “shuvia”, mentre in Spagna è più comune sentirla come “yuvia”.
Seseo: Come in molte altre parti dell’America Latina, le lettere “c” (davanti a e, i) e “z” vengono emesse come “s”, a differenza di alcune regioni spagnole che usano il suono “th”. Un esempio è “cielo”, che si pronuncia “sielo” in Argentina contro “thielo” in buona parte della Spagna.
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Uso del “vos”: In Argentina, la seconda persona singolare è di norma sostituita dal “vos” invece del “tú”. Ne segue una coniugazione differente, come “Vos hablás” (invece di “Tú hablas”). Questa pratica, chiamata voseo, non è diffusa in Spagna, dove “tú” rimane la forma standard.
Ustedes vs. Vosotros: Nello spagnolo peninsulare, per la seconda persona plurale si distingue tra “vosotros” (informale) e “ustedes” (formale). In Argentina si usa sempre “ustedes”, sia in contesti formali che informali, con i verbi coniugati di conseguenza.
5.3 Differenze di Vocabolario
Il contatto con lingue come l’italiano e il francese, unito alle influenze indigene, ha generato un lessico particolare. Il contesto storico-immigratorio spiega molte di queste originalità lessicali, che rendono il parlato argentino ricco di sfumature.
5.4 Espressioni e Frasi Idiomatiche
Nelle conversazioni informali, emergono numerose espressioni tipiche. Ad esempio:
“¿Cómo andás?” invece di “¿Cómo estás?” per chiedere “Come stai?”
“Boludo” come modo scherzoso o bonario per rivolgersi a un amico, anche se il termine, in contesti sbagliati, può risultare offensivo.
“Che” come riempitivo di frase, un segnale colloquiale di vicinanza.
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8. Scopri Chi Sono
Mi chiamo Roberto Furlani e lavoro con passione nel Turismo da oltre 32 anni, di cui 15 passati a dirigere l’Ufficio Turismo del WWF Italia (Fondo Mondiale per la Natura) e 12 come Tesoriere di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile).
Grazie anche a questa ricca esperienza sono oggi Responsabile Prodotto e Tour operator per Evolution Travel (il Network che conta più di 600 consulenti di viaggio on line), per cui ho creato più di 120 programmi di viaggio, con cui potrai scoprire il Centro-Sud America!
Troverai tutta la mia storia nel “chi sono”; aggiungo solo che per 22 anni sono stato giornalista pubblicista delle pagine scientifiche del Corriere della Sera.
E’ stato così per me estremamente naturale dare vita al Travel Blog Viaggio Centro Sud America in cui ti trovi e creare più di 900 post e video che, spero, ti aiuteranno a conoscere e amare intensamente come me questa Regione del nostro Pianeta.
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